RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - Io prete, al corteo del G8 per obbligo morale

Genova, 11 Novembre 2007

Io prete, al corteo del G8 per obbligo morale
don andrea gallo

Rispondo alla lettera aperta con cui Alberto Gagliardi mi invita a non partecipare alla manifestazione per il G8 in quanto prete.
Caro Alberto, non comprendo come ci si possa preoccupare di una manifestazione democratica che chiede verità e giustizia. Perché, dopo sei anni, la ferita di Genova è ancora aperta. È sorprendente: hanno partecipato in quella settimana oltre 300 mila persone ed è ingenuo affermare che la magistratura ha scoperto i colpevoli: 25 persone. È semplicemente ridicolo. Le giornate di Genova sono il frutto di una mentalità reazionaria. Sono giornate "tambroniane", dalla militarizzazione della città allo suadrismo di Stato rappresentato dall'irruzione notturna nel dormitorio del Forum, un episodio "cileno".
Forse Berlusconi e il suo governo non hanno voluto mostrare un volto brutale in quella circostanza. Semplicemente ce l'hanno, e lo si è visto senza trucco, neppure velato dai manierismi parlamentari che il ministro Claudio Scajola aveva del resto abolito. Come si fa a non vedere che a Genova la polizia, molti suoi dirigenti e i responsabili politici si sono - per così dire - criminalizzati da soli. Sminuirlo e attribuirne la responsabilità a qualche sprovveduto o alle circostanze è il peggior servizio che si possa rendere alle istituzioni.
Tra le novità di Genova 2001 c'è anche questa, che il miscuglio di violenza e inefficienza statali ha valicato i confini della penisola, interessando la stampa e le cancellerie di mezzo mondo. Non è l'opinione pubblica di sinistra o comunque democratica la più colpita dagli "eccessi" di Genova. Ci si è abituati, anche se un episodio come quello della scuola Diaz ha una qualità inedita rispetto alla tradizione repressiva nazionale. 
È l'opinione pubblica benpensante che si aspettava da un governo di destra ordine ed efficienza, e ha visto invece quello che ha visto. Bisognerebbe capire bene perché Berlusconi e il suo governo hanno voluto mostrare un volto così brutale due mesi dopo il trionfo del 13 maggio. Perché la situazione gli è sfuggita di mano? Per colpa delle tute nere? Per timore di un corteo giovanile? Perché la polizia è scriteriata? Non regge, non c'è proporzione. E se le cose stessero così sarebbe stato un povero governo di dilettanti.
Oppure Berlusconi e il suo governo sono stati costretti a fronteggiare, come si afferma, una "strategia eversiva"? Fosse vero che il malessere sociale e la contestazione del pensiero unico e sovrano hanno questa dimensione nel mondo globalizzato e in un Paese come il nostro, dove la destra e la sinistra sono deboli come mai. C'è una mentalità totalitaria che attribuisce le proprie difficoltà alla democrazia, che implica dissenso. Le giornate di Genova sono un frutto di questa mentalità. 
Militarizzazione e umiliazione della città. Porto chiuso, aeroporto e caselli autostradali presidiati. Stazioni bloccate, negozi barricati. 
Soprattutto è saltata la legalità con numerosi episodi di "squadrismo di Stato", culminati nella tortura degli arrestati. Molti cittadini in divisa hanno sperimentato il potere puro, l'arbitrio assoluto. Hanno potuto far passare e non far passare, perquisire, sfottere, insultare, minacciare, infiltrare, provocare, picchiare, torturare, uccidere (Carlo Giuliani ucciso e archiviato). Lo hanno fatto mentre il mondo li stava filmando, e non hanno avuto paura. Si è provata l'ebbrezza della libertà armata. Oggi nessuno vuol fermare la magistratura. Siano evidenziati i reati personali senza voler nascondere e prescrivere la "catena di comando" che ha voluto uno scenario allucinante. Governo Amato, governo Berlusconi, il capo della polizia Gianni De Gennaro e i suoi accoliti promossi, la latitanza di 
Cgil, Cisl Uil (primi imputati e responsabili).
Caro Alberto, non sarò in testa alla manifestazione. Non mi compete. Sarò presente con obbligo morale di prete per rispondere alle nuove e vecchie generazioni. Mi confonderò con il popolo di Genova: il Vangelo vuol dare la voce a chi è stata tolta. Libertàè partecipazione. Ancora una volta gli assenti avranno torto marcio. Con distinguo del tutto inopportuni si sta formando un partito unico del conformismo dominante, dalla cosiddetta sinistra alla destra, dai sindaci ai governatori, dai deputati ai senatori, alla chiusura incomprensibile di molti sindacati. I giovani attendono, sperano, lottano, soffrono troppo delle ingiustizie. Vogliono un mondo migliore. Non accettano più l'assenza di futuro. Chi vorrà deluderli?

Don Andrea Gallo, sacerdote, è fondatore della Comunità San Benedetto al Porto